Tutto comincia ad Asti, al numero 33 di corso Torino: è lì che nasce, "bambino fatto in casa", Giorgio Faletti.
Sono passati 62 anni, che lui ha impiegato facendo il comico, il musicista, l'attore, il pittore, e naturalmente lo scrittore. Scorrendo l'elenco delle sue imprese (e parliamo solo di quelle professionali) sembra che Giorgio Faletti abbia vissuto mille vite.
Di sicuro, scopriamo leggendo il suo nuovo libro, ne ha vissute due: "Quando" e "Ora" sono le prime due sezioni che compongono questa autobiografia fatta di musica e parole. A fare da spartiacque una frase secca che mette i brividi: "Poi, senza preavviso, sono morto.
Dell'ictus che lo ha colpito nel 2002 Faletti non ha mai raccontato molto." Lo fa adesso, a dieci anni di distanza, "perché consegnare a una pagina quella confidenza significherà liberarsene una volta per tutte, sarà come appendere una carta moschicida che invece di imprigionare gli insetti blocca i brutti ricordi". Dopo quella frase nel libro la scrittura cambia, dalla prima persona si passa alla terza e Faletti gioca a raccontarsi come fosse un personaggio dei suoi romanzi.
Quello che non cambia è lo sguardo che tiene insieme passato e presente, e che sceglie di raccontare, senza imbarazzo né autocompiacimento, il rovescio della medaglia. Le difficoltà, le sfide perse, i fallimenti che si nascondono dietro una vita di successi. E che, paradossalmente, di questi successi sono il nutrimento: "La felicità la vivo, - ha detto Faletti a Silvia Nucini in un'intervista per Vanity Fair. - Sono le malinconie, l'amaro in bocca che mi ispira". E nelle pagine di "Da quando a ora" l'autore ci racconta com'è che funziona l'ispirazione, mettendo in parole quei momenti intimi, quegli attimi di vita da cui, nel tempo, sono nate le sue canzoni.
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