Pubblicato a Parigi nel 1839, "La Badessa di Castro" di Stendhal - capolavoro del romanzo breve - è considerato dalla critica la prova generale della "Certosa di Parma". L'amore impossibile, durato dodici anni e conclusosi con la morte, tra Elena Campireali, d'illustre casata, e Giulio Branciforti, brigante e figlio di brigante, sullo sfondo della selvaggia campagna romana, nella prima metà del Cinquecento. È forse tempo di rivedere la storia dei Castelli Romani secondo un nuovo filone - diverso da quello consueto dell'araldica guerriera dei casati o del folklore e delle lodi per i vini locali - nel sinistro ricordo delle lame dei coltelli estratti a tradimento che Stendhal ci racconta.
Lo scrittore trova "antropologicamente" connaturato all'indole italiana questo alternarsi di bellezza e crudeltà, di arte universale e bassi intrighi di potere, di tiranni senza scrupoli o briganti amati dal popolo e Michelangelo, Giorgione, Leonardo e Raffaello. Uno sguardo all'Italia del '500 che forse può dar lumi sul modo di essere degli Italiani odierni.
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