"In capo a tutti c'è Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa. Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra. Poi vengono le guardie del principe. Poi vengono i cani delle guardie del principe. Poi, nulla. Poi, ancora nulla. Poi, ancora nulla. Poi vengono i cafoni. E si può dire ch'è finito".
Nei primi anni della dittatura fascista in un "antico e oscuro luogo di contadini poveri della Marsica", i "cafoni" subiscono soprusi e ingiustizie così antichi da sembrare naturali come la neve e il vento, come il furto dell'acqua e l'inganno della lingua dei potenti. Tradotto in innumerevoli lingue il primo romanzo di Ignazio Silone, scritto al principio degli anni Trenta durante il suo soggiorno in Svizzera come esule politico, ha la forza indimenticabile del racconto popolare.
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