Tommaso Ragno nella lettura integrale in 30 puntate del romanzo "Il conformista" di Alberto Moravia. "In tutti i tempi entrare a far parte di una società o comunità, condividerne i miti e le ideologie, ottenerne l'assistenza, comportarono sempre un prezzo molto alto sia di rinunzia alla libertà di pensiero e di azione, sia, addirittura, di complicità criminale.
Questo romanzo vuole essere la storia del prezzo pagato da un conformista moderno per ottenere di appartenere ad una società inesistente." Il risvolto di copertina della prima edizione de "Il conformista", in libreria nell'aprile 1951 - mentre il film di Bertolucci è del 1970 - ha lo stile logico inconfondibile di Alberto Moravia. La sua dichiarazione d'intenti suona inaudita a quell'altezza del Novecento in Italia. È il primo a porsi un simile obiettivo a distanza ravvicinata dalla nascita della repubblica, quando il trauma del fascismo brucia ancora (l'omicidio dei suoi cugini Carlo e Nello Rosselli risale a poco più di dieci anni prima, e mentre scrive il romanzo la Corte d'Appello assolve i mandanti del delitto). Oggi, proprio grazie a quel suo carattere intempestivo il meccanismo del romanzo diventa un termometro nella nostra relazione con il fascismo e le sue vergogne, disinnescando nella distanza le critiche che unanimi lo accolsero.
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