"Lo Svedese" è un soprannome magico al liceo di Newark, New Jersey. Appartiene a Seymour Levov, il ragazzo che tutti vorrebbero essere. Alto, biondo, atletico, ebreo, Levov eccelle nel baseball e - nell' America degli anni '50 - è destinato ad eccellere nella vita: il successo professionale, quello famigliare, la villetta borghese.
Ma la lunga ed estenuante guerra del Vietnam squasserà l'America e coinvolgerà personalmente Seymour, nel modo più tremendo: l'amata figlia Merry, diventata una violenta radicale, sparirà con l'accusa di terrorismo. È il rovesciamento, la caduta, la fine senza appello dell'American dream che lo scrittore Nathan Zuckerman, abbagliato fin da ragazzo dalla solarità senza ombre dello Svedese, sente la necessità di narrare.
Philip Roth ci mostra il lato oscuro - del singolo, della società, della vita - in quello che è un grande romanzo politico ma anche emotivo. L'affresco epico di un paese e di un'epoca in un libro sulla memoria.
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