Mirta è una giovane donna moldava trapiantata a Roma in cerca di lavoro. Alle spalle si è lasciata un mondo di miseria e sofferenza, e soprattutto Ilie, il suo bambino, tutto quello che ha di bello e le dà sostegno in questa vita di nuovi sacrifici e umiliazioni. Per primo Nunzio, poi la signora Mazzanti, "che si era spenta una notte di dicembre, sotto Natale, ma la famiglia non aveva rinunciato all'albero, ai regali e al panettone", poi Olivia e adesso Eleonora. Tutte persone vinte dall'esistenza e dagli anni, spesso abbandonate dai loro stessi familiari. Ad accudirli c'è lei, Mirta, che non li conosce ma li accompagna alla morte condividendo con loro un'intimità fatta di cure e piccole attenzioni quotidiane.
Ecco quello che siamo, sembra dirci Manzini in questo romanzo sorprendente e rivelatore con al centro un personaggio femminile di grande forza e bellezza, in lotta contro un destino spietato, il suo, che non le dà tregua, e quello delle persone che deve accudire, sole e votate alla fine. "Nella disperazione siamo uguali" dice Eleonora, ricca e con alle spalle una vita di bellezza, a Mirta, protesa con tutte le energie di cui dispone a costruirsi un futuro di serenità per sé e per il figlio, nell'ultimo, intenso e contraddittorio rapporto fra due donne che, sole e in fondo al barile, finiscono per somigliarsi.
Attenzione! Non sei autorizzato a visualizzare questo testo / Solo gli utenti registrati possono visualizzare questo testo!
Attenzione! Non sei autorizzato a visualizzare questo testo / Solo gli utenti registrati possono visualizzare questo testo!