Questa è l'ultima opera in prosa di Wilde, scritta quando l'autore era in carcere per omosessualità. Entrato nel carcere nel 1895, l'uomo di genio divenne agli occhi di tutti un obbrobrio. La sua ricchissima raccolta di mobili e oggetti preziosi vennero venduti all'asta. Molti suoi libri furono bruciati e le rappresentazioni dei suoi drammi proibite. In questo lungo memoriale, che alla sua scarcerazione Oscar Wilde affidò al fedele amico Robert Ross (con il titolo di "Epistola: In Carcere et Vinculis") assistiamo ad una lunga assunzione di responsabilità alla presa di coscienza del messaggio che, suo malgrado, egli stesso poneva nelle sue opere: che non si può prendere dalla vita solo gioia e piacere, a costo di affamare la propria anima, e di costringerla ad assaporare il dolore tutto in una volta. Una grande esperienza, quella del carcere, dice lo scrittore, che può donargli il prezioso tesoro dell'umiltà.