Roma ricambia la fedeltà con tutta la generosità di cui è capace: si fa musa del maestro e dapprima gli ispira le grandi sculture, poi con San Pietro gli affida l'impresa che trasforma la città per sempre e rende immortale il genio. Perfino il perfido e romanissimo "Pasquino" dedica un sonetto a Michelangelo, testimonianza inedita e significativa di quanto Roma prendesse sul serio l'artista e le sue visioni tragiche e grandiose. Puro mecenatismo? No. Oggi come ieri Roma ha un pregio. Sa accogliere, integrare e fare proprie le energie e i talenti approdati fino a lei.
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