La ricerca di formule ludiche nuove, specialmente nel campo dei racing game con velleità simulative, è una pratica amena al mercato odierno. Ci tenta Milestone a invertire questo stato di cose concependo quello che, senza possibilità di smentita, punta a essere un punto d’incontro tra un RPG e un classico titolo automobilistico monomarca. Una scelta in bilico tra audacia e azzardo che apre la strada a una fase di ridefinizione degli equilibri che governano i racing game attuali. Il risultato?
Progressiva saturazione del mercato videoludico? Mancanza di innovazioni eclatanti in questa categoria nell’ultima decade? Sono molteplici i fattori che possono aver spinto i programmatori della software house italiana, al secolo Milestone, ad alterare il modello di base proponendone una valida alternativa. Nella piccola rivoluzione copernicana adoprata dai programmatori, è il pilota il punto focale dell’esperienza ludica, a cui attorno gravitano nove abilità satelliti. Dalle vittorie, gara dopo gara, e dal conseguente accumulo di punti abilità da distribuire nei nove parametri presenti (suddivisi in tre macrocategorie), scaturiscono sviluppi quanto mai interessanti. In estrema sintesi, tali effetti si riassumono nella crescenti capacità del pilota che, come in un RPG, cresceranno battaglia dopo battaglia, quindi gara dopo gara. Deconcentrare il pilota avversario durante un tallonamento o migliorare gli spazi di frenata e il controllo dell’autovettura, sono capacità che verranno raffinate nel corso della modalità principale; a queste si affianca il Tiger Effect, sorta di indicatore che governa la possibilità di azionare un rewind e ripetere una piccola frazione del tragitto in modo da rimediare a un precedente errore.
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