Harris Stuyvesant arriva a Londra nell'aprile del 1926, ha con sé una documentazione a dir poco scottante: un verbale dei servizi segreti in cui si avanza l'incredibile ipotesi che tre attentati a sfondo politico abbiano le loro radici lì in terra britannica. E che radici! I testimoni hanno riconosciuto un inglese che stazionava in zona, un tipo magrolino, capelli scuri, lenti affumicate e baffetti. Stuyvesant ha con sé una foto che ritrae l'uomo e quando sbandiera foto e nome, i suoi interlocutori sbiancano puntualmente in volto e scuotono la testa in segno di diniego. Richard Bunsen, il moderato, brillante dirigente sindacale attentatore sull'altra sponda dell'Atlantico? Ridicolo! Stuyvesant raccoglierebbe soltanto scherno e divertite reazioni se non incontrasse Aldous Carstairs, che non solo resta imperturbabile dinanzi alle sue carte, ma si mostra perfettamente al corrente del passato sovversivo e del complicato presente di Bunsen e lo indirizza a un uomo che vive in Cornovaglia, il capitano Bennett Grey, tornato dalla Grande Guerra col sistema nervoso a pezzi e una dote eccezionale: la capacità di leggere nella mente delle persone. Romanzo ricco di colpi di scena, di passioni, di intrighi e trame oscure, di dame dell'aristocrazia impegnate nella liberazione del proletariato, "L'uomo della verità" ritrae un'Inghilterra attraversata da rivolta e idealismo sociale e sorretta come sempre da quella sottile arte dell'apparenza in cui nulla è come sembra.
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