Matteo Guerrini - Jiko. Identità oscura (2024)
Al commissario Jo Hara di Tokyo, trasferito dal dipartimento di polizia criminale a quello per le persone scomparse, il lavoro che ha perduto manca terribilmente. Il vecchio ufficio al settimo piano, i casi di violenza e di omicidio, le ore di straordinario non pagato, addirittura il suo superiore che lo odia. Giù al secondo piano, invece, i casi contano poco e nessuno ha fretta di risolverli, perciò nemmeno occorre trattenersi fino a tardi. Le scene da esaminare sono per lo più case vuote: niente nastri bicolori, cadaveri, macchie di sangue, impronte digitali o armi del delitto. In sostanza Jo si annoia. Forse dovrebbe licenziarsi, ma poi? Fa il poliziotto da sempre e non c'è modo di tornare indietro. Creare un profilo su un'app per cuori solitari gli sembra un buon diversivo, specialmente quando ne nasce un appuntamento al buio in una milonga con una fascinosa ballerina di tango. Non può tuttavia sottrarsi alla sua nuova routine. Compilare una lista degli scomparsi negli ultimi tre mesi, effettuare ricognizioni, rintracciare e interrogare testimoni nel tentativo di ricostruire le storie individuali dietro quei nomi. Finché il ritrovamento di uno di costoro impiccato nel bosco dei suicidi, sulle pendici del monte Fuji, non accende in lui la scintilla del dubbio. Richiamando in servizio quella parte di sé che Jo Hara non può controllare: l'investigatore ossessivo, in cerca delle risposte alle domande che lo perseguitano.