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La corda invece di immobilizzarla, liberò Alice e si afflosciò ai piedi di Eva: flop. Sulla faccia sudata di Iano Eva piantò come chiodi i suoi occhi maliziosi. E Iano, ricominciando da capo, non solo non provava più quel senso di trionfo previsto dallo zio Gino durante le lezioni di bondage mafioso, ma si sentiva sempre più fuori luogo e sempre più impacciato, un delinquente incompleto. E si mise a fischiare, anzi a fischiettare, per allontanare da sé il pensiero dell’inadeguatezza che lo rodeva dentro, e fischiava quel che più amava fischiare, fischiava il Pescatore come lo fischia De André: E chiese al vecchio dammi il pane/ho poco tempo e troppa fame/e chiese al vecchio dammi il vino/ho sete e sono un assassino. Cristiano di pistole ne puntava due, una su Eva e l’altra su Alice che si ricordò di un vecchio gioco... Dunque inaspettatamente rispose al fischio di Iano fischiando ‘Don’t worry Be happy’ forse meglio di come la fa Bobby McFerrin e il fischio divenne musica e davvero sarebbe stato un medicinale per l’umore se l’intenzione aggressiva non fosse diventata intonazione aggressiva. Alice infatti rallentava per illanguidire e accelerava per confondere e Iano si sentiva fischiato, si sentiva suonato. Anche la violenza può diventare comica e il noir flirtare con la commedia sofisticata: due donne sequestrate, un’organizzazione segreta filopalestinese che si ispira alla vita selvaggia della formica più lunga del mondo, la dinoponera, gli sceicchi arabi che pagano in diamanti le carezze delle belle europee, un delinquente siciliano che vorrebbe applicare le regole del galateo al delitto e il suo complice che riesce a non balbettare solo quando cita le terzine di Dante... Nasce, all’hotel Lutetia di Parigi, in una stanza assediata dai servizi segreti di tutto il mondo, un nuovo genere letterario: il thriller picaresco.