Sempre al confine tra disperazione e riso, Kevin Wilson scrive le sue storie pensando che l’assurdo sia già incastonato nel mondo, dunque senza bisogno di invenzioni fantastiche. E così leggiamo di una donna di mezza età, senza famiglia, impiegata in una società che affitta controfigure per nonni morti: i genitori si accordano sul tipo di nonno che vogliono per i propri figli ignari dell’inganno. Oppure, nel racconto che dà il titolo alla raccolta, di tre adolescenti appena diplomati in “materie inutili”, incapaci di affrontare la transizione all’età adulta, che iniziano a scavare un’enorme rete di tunnel sotterranei da cui non emergeranno per un anno. Capace di una scrittura brillante e di un’inventiva notevole, Kevin Wilson dimostra di essere tra i più promettenti scrittori americani degli ultimi anni.
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