Con mezzi semplici: scorrevoli pagine di un diario; con un'ambientazione limitata dalla scelta del luogo in cui il romanzo si svolge: un faro, Claude Yelnick ha scritto un romanzo interessantissimo, angosciante, preciso nel suo presupposto scientifico e nella successione logica degli avvenimenti che narra e che danno loro clima ed efficacia. Il racconto, che nasce come un filo sottile d'acqua sorgiva e di balza in balza, ossia di pagina in pagina, s'estende, prende forza, dirompe, travolge come un torrente in piena, per ridistendersi, verso la fine, nella maestà solenne di un vasto fiume e trovare il suo naturale sbocco: il mare. I nostri lettori seguiranno la storia di quindici giorni di turno in un faro in mezzo a una terribile tempesta, di due guardiani: un uomo solido, tranquillo, superstizioso ma pieno di buon senso; e il suo compagno, un intellettuale scettico, che guarda le cose con la fredda obbiettività di un cervello raziocinante e al quale accadono le cose più bizzarre e inverosimili, fino a che raggiunge la facoltà di comunicare con esseri viventi su un altro piano parallelo al nostro, invisibili eppure coesistenti nel nostro universo: gli Altri; e si sente fare questa inverosimile eppur quasi biblica e scientifica affermazione: "La Creazione è doppia: ciò che pensa è ciò che vibra. Voi pensate e noi vibriamo. Dio ci ha voluti diversi, ma paralleli. Voi aveste il vostro spazio e il vostro tempo; noi la nostra estensione e la nostra durata...". Da questa diversità e da questa coesistenza nasce il conflitto fra gli Uomini e gli Altri; conflitto che forma la materia di questo appassionante, bellissimo romanzo