Théodore è un uomo divorato dalla passione per i libri: ha smesso di parlare, di ridere e di mangiare. Ha rinunciato alla vita mondana e perso interesse per le donne. Durante una passeggiata con un amico per le via di Parigi nei luoghi sacri del libro, tra case editrici e negozi antiquari, scopre malauguratamente l’esistenza di un’altra edizione, più pregiata, del suo «Virgilio del 1676». Iniziano così i deliri bibliografici e le allucinazioni del protagonista, tra rarità in folio e rilegature in marocchino, raccontati con gusto e partecipazione dall’autore. Théodore si ammala della più grave febbre bibliomane e in poco tempo ne morirà. Un racconto non privo di morale – quando l’amore per la forma distrugge la passione dei contenuti, non può esserci lieto fine – ma lieve e ironico, che con ricercatezza e gusto dell’iperbole sa parlare al feticista nascosto in ogni vero lettore.