Mille e cinquecento anni di storia e di poesia rivivono in un’antologia che, dagli antichi maestri cinesi e giapponesi fino agli autori contemporanei, ospita un Estremo Oriente affascinante e sconosciuto. I maestri dello Zen, nato nell’antica Cina della dinastia T’ang come prodotto del Buddismo e del Taoismo, furono monaci o laici e, sebbene anche poeti, s’imposero innanzitutto come guide di una disciplina di rigorosa ispirazione filosofica e religiosa. In questo contesto, le poesie Zen diventano arte della contraddizione, gusto del paradosso, ode ironica alla volontà di non prendersi mai troppo sul serio. Lievi come petali di rosa o sferzanti come frustate, queste composizioni brevi, essenziali e liriche al tempo stesso, sono il luogo in cui si realizza l’essenza dello Zen: il raggiungimento del koan, il vertice della meditazione. La poesia, nella ricerca di questi grandi maestri, è una luce che, squarciando il velo della vita quotidiana, indica un percorso verso l’illuminazione. Un attimo lirico d’intensa profondità spirituale, un’identificazione tra lo spazio e il tempo di coinvolgente ed emozionante spiritualità.