Di Soldati del 1956, Giovanni Raboni sul "Corriere della Sera" del 29 maggio 1994, sotto il titolo "Un romanzo! Ne esistono ancora?", scrisse:"Mi chiamo Stefano Rondella: consideratemi lo scritturale della sua armata interiore". Leggendo questa frase - che pur non essendo, in senso proprio, l'incipit di Soldati del 1956, opera prima di Eraldo Affinati, pubblicata qualche mese fa dall'editore Marco Nardi, ne rappresenta tuttavia con ogni evidenza la tonica o, se si preferisce, l'accordo germinale - credo d'aver provato un'impressione di lieve e lieto spaesamento. Da dove arriva, cosa diavolo ci fa, devo essermi chiesto, un romanzo pensato e scritto in questo modo, con queste intenzioni e implicazioni di stile, fra tutti i romanzi verità, i romanzi inchiesta, i romanzi film, i romanzi sceneggiata, i romanzi telenovela, insomma tutti i romanzi essenzialmente e tipicamente aletterari, che costituiscono lo scenario e la regola dell'attuale produzione narrativa?