"Il romanzo di Venezian è una vicenda vera, raccontata con un linguaggio crudo. Detto questo, bisogna andare oltre. Il libro è la storia di Ivan, autore, narratore e protagonista della narrazione. E' il romanzo di una passione, che sperimenta tutte le tappe dell'amore: l'innamoramento, la gioia del rapporto, l'abbandono, l'assenza, la disperazione, il tormento dei ricordi e il dolore. Dopo la fine della suo rapporto con Stefano, Ivan compie la sua discesa all'inferno. Non vuole dimenticare, vuole annientarsi. Ricerca corpi che disprezza, corpi su cui esercita la sua ironia e il suo feroce sarcasmo. “Io non faccio altro che farmi sbattere da chiunque, in modo da non pensare a ciò che ho perso”. E' il sentimento disperato della perdita che fa sì che Ivan non somigli al Sandro Penna che nei corpi cerca la festa e l'allegria, ma al funebre Pasolini alla ricerca parossistica del sesso per il sesso. Un'atmosfera di squallore circonda questi veloci amplessi: le aiuole degli autogrill in autostrada, i bagni di un aeroporto. Solo questi posti possono temporaneamente acquietare la disperazione che il protagonista si porta dentro. La novità di questo libro è il linguaggio. L'io che domina dall'inizio alla fine ha annullato la distanza tra lingua scritta e parlata. Tutto si svolge sotto i nostri occhi in presa diretta. Venezian non vuole né stupire,né scandalizzare il lettore. Questi gli è indifferente. Il destinatario di questo diario della passione amorosa è Stefano, l'oggetto del desiderio posseduto e poi perduto per sempre. Qui e là ci sono echi della recente letteratura omosessuale italiana, Busi e, a volte, Tondelli, però il tormento linguistico è tutto dell'autore che non deve niente a nessuno. Un libro che consiglio a coloro che in questi tempi non felici pensano che valga ancora la pena di scommettere nei sentimenti"
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