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Se dovessi descrivere la mia vita, basterebbero pochissime parole: mi chiamo Aris (ok, e va bene: Aristotele) e ho venticinque anni, sono un imbranato professionista, incapace con le ragazze e artista mezzo fallito.
Mi sono trasferito a Bergamo, da mia sorella, sperando in un nuovo inizio professionale e sperando di incontrare una brava ragazza da sposare... però poi la mia famiglia è andata letteralmente a gambe all'aria.
Siamo molto uniti e, davanti al disastro economico incombente, tutti noi facciamo la nostra parte: mia sorella si ammazza di straordinari, mia madre fa economie, gli zii hanno venduto le loro auto... e io... e io non ho nessun talento da sfruttare né niente da vendere... a parte il mio corpo.
Il mio amico Valentino, spogliarellista fintissimo gay ed esuberante gigolò, mi ha promesso di aiutarmi a entrare nel suo mondo, anche se io so che non ce la potrò mai fare...
E poi, quasi per sbaglio, ho incontrato lui.
Lui è diventato il mio casino numero uno.
Ivo Colombo, enfant prodige ormai quarantacinquenne, in crisi con il lavoro e con se stesso dopo un'aggressione a sfondo omofobo.
Le braccia spezzate, la volontà ferrea di continuare a vivere liberamente come ha sempre fatto... e il suo lavoro che crolla intorno a lui, un suo allievo di ventidue anni che ha preso il suo posto, che è diventato il suo capo, la scadenza di un progetto importante che minaccia di distruggere per sempre la sua carriera... e la matematica che non riesce più a capire.
Siamo due anime incasinate, alla ricerca di se stesse.
Ci siamo incontrati nel modo e nel posto peggiore del mondo... lui non vuole una relazione e io non voglio stare con un uomo... solo che, quando stiamo insieme, ho la sensazione che i casini della mia vita scompaiano.
Ivo deve superare il dolore dell'aggressione, inclusa l'ansia di sapere che quei criminali non sono mai stati presi... il suo capo nasconde un qualche orrendo segreto... la mia famiglia si sta sfaldando e io non so più chi sono e chi voglio amare...
Forse la verità è che l'amore è un casino e, a volte, bisogna accettare di non sapere bene quale disastro, o quale felicità, ci possa attendere dietro il prossimo angolo.
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