Valerio Massimo Manfredi - Germanico (2024)
Mai era accaduto prima nella storia di Roma che due giovani dell'aristocrazia si amassero in modo così incondizionato. Dal momento in cui, giovanissimi, si riconosceranno come spiriti affini, Germanico e Agrippina non si separeranno più. Il vincolo che li unisce, del resto, è il coronamento di una grande passione, non certo un impegno formale determinato da convenienze politiche.
Quando il giovane comandante è chiamato a guidare le otto legioni stanziate lungo il fiume Reno per riscattare il nome dell'Impero dopo la disfatta di Teutoburgo, Agrippina decide di seguirlo in Germania. Nonostante sia incinta, partecipa da protagonista alla vita dell'accampamento, rivelando presto un ascendente sui soldati superiore persino a quello del marito.
Fieri, impavidi, volitivi, entrambi sembrano dei predestinati: se Germanico, figlio del valoroso comandante Druso, è l'uomo più indicato a succedere al vecchio imperatore Augusto, di cui è il pupillo, Agrippina, figlia di Marco Vipsanio Agrippa, l'eroe di Azio, ma soprattutto nipote di Augusto, rappresenta l'esempio più fulgido della matrona romana. Eppure, alla morte di Augusto per loro le cose si mettono male. Nel testamento l'imperatore ha designato il figliastro Tiberio come suo successore. Livia, sua madre - avversaria di Agrippina -, che ha sempre agito perché il marito favorisse il figlio Tiberio, detiene adesso un potere illimitato. Amati dalla gente e dai soldati così come temuti dal potere, Germanico e Agrippina accetteranno con spavalda consapevolezza il loro destino.
Anni dopo la loro morte, sarà il centurione Quinto Sergio Sabino - un leale servitore dello Stato che ha avuto la ventura di essere testimone delle loro gesta - a raccontare nelle sue memorie chi furono l'imperatore mancato e la sua sposa guerriera, e in che modo Tiberio e Livia si accanirono su di loro.
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