1216. Firenze è dilaniata dalla guerra civile: guelfi contro ghibellini, papato contro impero. Feroci battaglie si consumano di casa in casa. Le torri pullulano di argani e catapulte, pronti a scagliare massi sui tetti. Pur di sopraffarsi, le fazioni lanciano pece infuocata sulle dimore degli oppositori. La città brucia e il sangue scorre copioso nelle strade. Tra i combattenti spicca un valoroso condottiero, un brillante capo politico, un uomo d'onore: è il giovane Farinata degli Uberti, erede di una delle più potenti casate del Giglio. E' proprio Farinata a guidare le truppe fiorentine contro Siena, l'acerrimo nemico di sempre, e a condurle al trionfo da una situazione che pareva disperata. E' lui a far garrire i gonfaloni del Giglio sul colle di fronte a Siena e infine a risparmiare l'odiata città, per evitare all'Italia centrale un altro inutile spargimento di sangue. O forse quel gesto magnanimo è dipeso dal fatto che l'impavido guerriero, lo stratega di ghiaccio, durante la battaglia più feroce, ha conosciuto l'unica donna in grado di tenergli testa, la bella Adeleta, senese, che invece di fuggire dal nemico e rinchiudersi tra le mura come altre donne della città, ha reciso la sua chioma dorata, ha impugnato le armi e ha combattuto strenuamente fino alla fine, fino alla resa.
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