un ipotetico collaboratore di Cesare racconta gli otto anni di campagna rivolgendosi ai meno informati, ai semplici cittadini, ai giovani, alla plebe. Usa un linguaggio adatto a loro, non ai Senatori che conoscono nel dettaglio gli avvenimenti. In poche parole, si tratta del remake del De Bello Gallico, scritto in forma colloquiale, rapida, efficace, con i termini della lingua parlata, come se le straordinarie gesta di Cesare in Gallia fossero raccontate a un vecchio amico al bar sotto casa. Non è il solito libro di storia, è la cronaca della guerra in Gallia, avvincente, scritta senza fronzoli. Si legge in un fiato.
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