61 a.C., Roma, consolato di Pisone e Corvino. Una serie di efferati delitti sconvolge la quotidianità romana, già turbata da conflitti politici sempre più accesi. Gaio Rabirio e Marco Cornelio Crisogono, cittadini in vista accomunati da un passato di violenze e perdizione, vengono ritrovati morti. Entrambi sono stati prima mutilati e poi giustiziati con un colpo al cuore. Sui corpi l'assassino si è accanito con brutalità, ma ha voluto rispettare le regole di sepoltura ponendo un aspergillum per purificarli e inserendo nelle loro bocche una moneta per pagare il viaggio a Caronte. Un modus operandi che ricorda quello dei sacrifici umani officiati dai sacerdoti della dea Ma. E infatti il popolo, impaurito e inferocito, è proprio contro i sacerdoti che si scaglia. Il princeps senatus Lutazio Catulo, approfittando della lontananza di Pompeo, affida l'indagine al questore Flavio Callido, chiamato a districarsi in una vicenda scabrosa in cui nessuno risulta al di sopra di ogni sospetto, nemmeno l'ex console Cicerone.
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