Maria Di Mauro - Meg, Marge e Margherita: La principessa che cambiava nome (2018)
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Mi piace definire “Meg Marge e Margherita” un romanzo psico-analitico-intimistico screziato di rosa e giallo e venato di amara ironia.
La narrazione è permeata di sensazioni, di emozioni e di percezioni esasperate dalla cronica "riflessite perspiciosa" da cui la protagonista è irrimediabilmente affetta.
Colori, profumi, antichi sapori, ma anche sensazioni tattili e sonore, prendono corpo nei ricordi di questa figura femminile, dal lessico/pensiero spesso lezioso ed anacronistico, che ha rinunciato a definire i propri desideri rendendosi spettatrice di una vita che non sente di aver vissuto. Una donna alle soglie della cinquantina che, durante una noiosa mattinata di un desolato giorno festivo infrasettimanale, dopo avere iniziato a psico/romanzare/sceneggiare la storia degli uomini del suo passato, si riscopre fermamente determinata a rimuovere le cause della sua solitudine interiore affrontando, finalmente, gli spettri del suo passato: “Basta! Era giunto il momento di tornare indietro per l’ultima volta. Non voleva arrivare troppo tardi anche con altri uomini della sua vita, non voleva più vivere di rimpianti.”
Soggiogata da un’inquietante ossessione si ritrova, però, a creare altri spettri in un crescendo drammatico di consapevolezza della realtà a lungo negata che le rende ancora più tragica la percezione del presente.
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