Mario Costa - Dopo la tecnica. Dal chopper alle similcose Seguito da: Il sublime tecnologico trent’anni dopo (2015)
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Se il mondo di Mallarmé era fatto per finire in un libro, il nostro, sostiene l’autore, è fatto per finire digitalizzato in un database. Il libro ripercorre la storia delle varie epoche della tecnica sottolineandone la discontinuità e la capacità di agire configurando, ogni volta in maniera diversa, l’organizzazione antropologica di chi da esse è abitato. Sulla base di questi presupposti, continua e argomenta l’autore, si può asserire che la tecnica, una volta connessa e dipendente dai bisogni e dall’azione dell’uomo, si è, nel corso del tempo, svincolata da ogni progetto umano rendendosi incondizionatamente autonoma, forzando l’uomo a vivere dentro di essa, ad appartenerle e a favorire il suo sviluppo. Solo una tale filosofia della tecnica sarà in grado, tra l’altro, di intravedere la verità che traspare dalle intuizioni, già da tanti altri avute, di un futuro ulteriore livello evolutivo del pianeta. Il libro si conclude con una ridiscussione attualizzata di quel concetto di “sublime tecnologico” che, in sede di teoria estetica, cerca di analizzare le trasformazioni indotte nella produzione artistica dalla attuale situazione tecnologica, concetto che l’autore ha elaborato trent’anni fa e per il quale è internazionalmente noto.
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