Isaiah Berlin ha descritto queste memorie come «un grande monumento permanente alla società civile russa, sensibile, moralmente inquieta e piena di talento» a cui Herzen apparteneva. Ma ha anche sottolineato l'intramontabile attualità dell'Herzen pensatore, affermando persino che l'analisi che egli compie delle forze all'opera «rimane ancora oggi uno degli atti di accusa piú penetranti, piú persuasivi e moralmente piú formidabili contro i grandi mali che sono venuti a maturazione nel nostro tempo». Quando queste parole furono scritte - cioè prima del «disgelo» in Unione Sovietica - il peggiore di tutti i mali era, ovviamente, il totalitarismo stalinista. Ed è assolutamente vero che le opere di Herzen - soprattutto Dall'altra sponda - potrebbero essere lette come un potente atto di accusa contro l'escatologia politica stalinista, basata sulla fede in un progresso inevitabile e tale da giustificare le crudeltà piú mostruose facendo appello al concetto di necessità storica, che avrebbe condotto senza fallo l'umanità verso un glorioso futuro. Ed è proprio questa l'impressione che ne ricavai io stesso quando per la prima volta, nel I952, lessi in Polonia Dall'altra sponda.
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