L’assassinio del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro nel 1978 ha segnato una svolta nella storia della Repubblica di tale portata da suscitare negli storici, nei politici e nei media un interesse costante mai venuto meno, neppure dopo quarantacinque anni. A perpetuarlo hanno contribuito le commissioni di inchiesta parlamentari, i processi, le interviste ai testimoni dell’epoca, le ricostruzioni filmiche e televisive che hanno alimentato una storiografia sempre in divenire, grazie al reperimento di nuovi documenti a distanza di tempo, fino praticamente a oggi. Tanta attenzione ha finito però per concentrare tutte le analisi sul cosiddetto ‹‹caso Moro››, cioè a circoscrivere l’impegno investigativo ai cinquantacinque giorni di prigionia del leader democristiano, conclusisi con la sua uccisione. Con questo dialogo a due voci, Claudio Signorile – vicesegretario del Psi nel 1978, cinque volte ministro nei governi degli anni Ottanta, incaricato dal suo partito a seguire da vicino il sequestro di Moro e il dialogo con le altre forze politiche su un’eventuale trattativa – e Simona Colarizi – professore emerito di storia contemporanea a ‹‹La Sapienza›› di Roma – riflettono sulle svolte più significative dei tormentati anni Settanta, sul contesto italiano anche nei suoi riflessi sui due grandi blocchi contrapposti nella guerra fredda, sui fatti e le scelte dei partiti, dei Servizi segreti, della Curia, senza mai considerare come inevitabile il tragico esito finale che ha segnato una vera e propria rottura nel sistema politico di allora, fino a polverizzare le prospettive di un compromesso storico, potenzialmente in grado di influire anche sulle dinamiche internazionali. Nulla, dopo Moro, sarebbe stato come prima.
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