Marco Aime - Di pietre, di sabbia, di erba, di carta. Un antropologo sul campo (2024)
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Partendo da diverse ricerche sul campo, condotte tanto in luoghi lontani (Pakistan, Benin, Mali, Timbuctù, Sahel) quanto in ambienti più "nostrani" (Alpi occidentali, Valsusa e Lampedusa), il libro propone una riflessione sull'esperienza antropologica, che consiste innanzitutto nel costruire relazioni con le persone del luogo e nel tentare di ricostruire eventi culturali e narrazioni diverse. L'antropologo cerca così di essere a casa fuori di casa, familiarizzando con processi culturali a lui estranei. Da questo saggio si scopre che la ricerca è fatta di tentativi, di gaffe, di momenti entusiasmanti e di giorni noiosi, ma, al di là dello sforzo di comprensione, l'esperienza antropologica consente di dare vita a relazioni con persone nuove e di fare nascere amicizie destinate a durare nel tempo. Pur confrontandosi con i grandi del passato (da Malinowski ad Amselle) e con i suoi interlocutori del presente (Augé e Remotti, ad esempio), il libro non ha pretese di rappresentare un modello di ricerca, ma piuttosto di riportare la lunga esperienza dell'autore all'interno di una disciplina, che a volte – a dispetto del nome – si perde in tecnicismi e astrazioni, scordandosi del fattore umano. Allo stesso tempo i racconti dal campo fungono da spunti per riflettere sul ruolo dell'antropologia stessa nella società contemporanea.
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