Roma è una città trina. Nelle sue piazze e tra le sue strade vivono assieme la Roma passata, quella presente e la Roma «privata» di chiunque vi abbia trascorso anche solo una breve stagione della propria vita, non meno misteriosa e affascinante delle sue sorelle. In "Fantasmi a Roma" Eric Salerno sceglie di raccontare questa coabitazione di mondi, questa compresenza di spettri e illusioni. A partire dallo stupore con cui, giovanissimo, si è trovato catapultato dall’America del maccartismo nella città eterna, Salerno ripercorre passo dopo passo gli incontri, i luoghi e i momenti che hanno segnato il suo rapporto con Roma negli anni in cui faceva il giornalista: dai ristoranti e i bar in cui si consumava la «dolce vita» alle strade in cui riecheggiava l’eco delle guerre mediorientali, alle cabine telefoniche da cui dettava i pezzi, parola per parola, alla redazione; dal «giro degli ospedali» per cercare notizie sugli avvenimenti del giorno agli uffici che origliavano i bisbigli di spie internazionali; dall’incontro con Alfred Hitchcock a quello con Luciano Luberti, il boia di Albenga. Quella di Salerno è una flânerie di parole e immagini, in cui la nostalgia è sempre accompagnata da una nota di ironia: un racconto in prima persona di un pezzo di storia italiana, quando Roma era ancora un crocevia di edonisti e criminali, gendarmi e agenti segreti, celebrità e artisti del popolo; e dove ogni desiderio risplendeva della luce della città e nascondeva in sé l’ombra della violenza.
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