Leonardo Sciascia spiegava che occorre essere riformisti per ciò che non funziona e conservatori per quello che funziona. Se si parla di riforme costituzionali, è facile perdere questo punto di vista equilibrato. Il 2024 è l'anno decisivo per il cammino parlamentare della cosiddetta riforma del premierato: una modifica dell'assetto istituzionale repubblicano secondo cui alle elezioni politiche nazionali gli italiani sceglieranno non solo i parlamentari, ma anche il capo del Governo che del Parlamento deve avere la fiducia. Si tratta di una riforma che mira a migliorare la capacità dell'esecutivo di attuare le politiche per le quali è stato eletto, rafforzandolo rispetto alle mutevoli alleanze parlamentari che per lunghi tratti della nostra storia repubblicana hanno reso breve e complicata l'attività di molti governi. Non manca chi rileva potenziali rischi nel porre mano agli assetti costituzionali sanciti dai costituenti - chi argomenta nel merito e in punto di diritto, ma anche chi si oppone a qualunque riforma costituzionale per principio. Alessandro Sterpa si addentra nella riforma del premierato con attenzione e competenza, mettendo in luce le ragioni che l'hanno ispirata e gli obiettivi che intende raggiungere. Una voce autorevole che cerca di illustrare ai cittadini italiani, che saranno probabilmente chiamati a esprimersi in un referendum, i lineamenti di una questione complessa, spesso ostaggio di estremismi contrapposti e faziosità politica.
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