Ugo Ojetti - Colloqui con Gabriele D’Annunzio (2024)
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Ugo Ojetti (1871-1946), scrittore, giornalista e critico d’arte, è stato uno dei più interessanti protagonisti della cultura italiana della prima metà del Novecento.
Dal suo saggio Alla scoperta dei letterati (1895), abbiamo selezionato per i nostri lettori i Colloqui con Gabriele D’Annunzio, che ne costituiscono uno dei più interessanti capitoli. Si tratta di pagine preziose, che ci presentano la figura di un D’Annunzio giovane, ma che a trentadue anni era già uno dei massimi protagonisti della scena letteraria e culturale italiana; un D’Annunzio prepotentemente salito alla ribalta in quell’ambiente intellettuale e mondano di una Roma da poco divenuta capitale del Regno, nel quale si stavano già pienamente forgiando il suo stile raffinato e comunicativo, la sua visione del mondo e il nucleo centrale della sua poetica. Già aveva dato alle stampe alcuni dei suoi più grandi capolavori, tra cui il suo primo romanzo, Il piacere, che, pubblicato da Treves a Milano nel 1889, gli aveva garantito il grande successo letterario, e si accingeva proprio in quei giorni a pubblicare Le vergini delle rocce. Un D’Annunzio che aveva ancora tanta strada da percorrere, in quella che si sarebbe rivelata una vita tumultuosa, appassionata, avventurosa, costellata di successi, amori, imprese militari (basti pensare alle sue gesta e memorabili imprese durante la Grande Guerra) e esperienze rivoluzionarie (l’impresa di Fiume e la Reggenza del Carnaro). Un D’Annunzio che – Libero Muratore e Superiore Incognito Martinista – sarebbe ben presto divenuto “il Vate”, il cantore per eccellenza dell’Italianità, dei sentimenti e delle aspirazioni di un intero popolo, consacrandosi definitivamente come poliedrico scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico, giornalista e patriota, simbolo del decadentismo e alfiere di un nuovo Rinascimento nazionale, insignito nel 1924 dal Re Vittorio Emanuele III° del titolo di Principe di Montenevoso.
Come afferma lo stesso D’annunzio in questi suoi colloqui con Ojetti, «Il nuovo Rinascimento dovrà dunque cominciare col ristabilire il culto dell’Uomo. E i nuovi artisti, come gli antichi, chiederanno alla scienza la facoltà di creare: ciò è di continuare la Natura, di aggiungere alla Natura più alte anime e più nobili forme, di manifestare per segni luminosi l’Ideale».
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