Silvio Pellico - Le mie prigioni (2024)
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A cura di Giampietro De Angelis.
Il libro italiano più letto dell’Ottocento. Silvio Pellico descrive il dolore e la ruvidità del quotidiano di dieci interminabili anni di dura prigionia. Ma egli non cerca vendetta, bensì parla di segni d’amore che emergono dall’animo delle persone, i suoi carcerieri. Privato di tutto, trova e rinnova la sua fede in Dio, ma anche negli uomini. “Fa ch'io discerna pure negli altri qualche dote che loro m'affezioni; io accetto tutti i tormenti del carcere, ma deh, ch'io ami! deh, liberami dal tormento d'odiare i miei simili!” Il suo libro di memorie sarà uno strumento potente, che contribuirà a scardinare la granitica forza dell’Impero austriaco. Le mie prigioni, pubblicato nel 1832, è un libro di memorie di Silvio Pellico che inizia con il suo arresto, il 13 ottobre 1820 e si conclude con la ritrovata libertà, il 17 settembre 1830. Dieci anni di carcere duro, in sostituzione alla pena di morte. Ci si aspetterebbe un libro di denuncia a forte connotazione politica. Invece, Pellico ebbe come filo conduttore l’importanza della fede, e forse non si rese conto, in un primo momento, che quel libro avrebbe avuto grande accoglienza per l’implicito spirito patriottico. L’opera ebbe un successo inimmaginabile.
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