Federico Mello
L'Italia spiegata a mio nonno
Lavoro, pensioni e famiglia. Un paese che ha rinunciato al futuro
2007 | True PDF | 0.7 MB
Dal 1997 a oggi il mondo del lavoro italiano ha subito una delle trasformazioni più profonde che l'Italia del dopoguerra ricordi. La cosiddetta riforma Treu e tutta una serie di modifiche legislative che arrivano via via fino alla riforma che prende il nome da Marco Biagi, il professore bolognese ucciso dalle Brigate rosse nel 2002, hanno fatto sì che il mercato del lavoro si sia trasformato fino a perdere molte delle sue caratteristiche tradizionali. Le conseguenze di queste scelte politiche sono state molte, alcune positive e altre meno: se infatti l'Italia ha conosciuto in questi ultimi anni una netta riduzione della disoccupazione, soprattutto giovanile, sono stati proprio i giovani e i più deboli a pagare le amare conseguenze di tanto “riformismo” praticato solo sulla pelle di fasce minoritarie e marginali della popolazione.
"Ma se ti dicessi la parola 'futuro', nonno, cosa ti verrebbe in mente? Ho deciso di parlarne a te, nonno. Tu che quanto me hai a cuore il futuro, sarai mia sponda e sostegno. Ho deciso di provare a spiegarti, nonno, in questa specie di lettera aperta, in queste righe scritte con il cuore, quanto la nostra amata Italia si sia cacciata in un gorgo impazzito dove il futuro è bandito. Proverò a spiegarti come lo sport più in voga delle 'power élite' italiane sia stato negli ultimi anni quello di rimandare ogni problema sulle spalle dei futuri cittadini." Se esiste un tratto comune alle scelte politiche compiute in Italia negli ultimi decenni, questo sembra essere proprio l'evidente incapacità di pensare o immaginare il futuro. Il risultato di questa incapacità è l'immobilismo di fronte ai problemi posti dal presente, la cui soluzione è immancabilmente rinviata a un domani indefinito e incerto, in cui chi adesso decide di sicuro non ci sarà più. Federico Mello, senza ricorrere a vana retorica o a facile indignazione, prova a spiegare a suo nonno, un nonno come tanti altri e che forse neppure esiste davvero, cosa è accaduto all'Italia negli anni in cui la generazione nata prima della fine della guerra, che ancora occupa i posti chiave della politica o dell'economia, è diventata la generazione degli 'anziani'. Perché l'Italia in cui il nonno dell'autore (e tutti i nonni di chi oggi ha tra i venticinque e i trentacinque anni) ha vissuto la maggior parte della sua vita semplicemente non esiste più. O quanto meno: non esiste più per i loro nipoti. Non esiste più il posto fisso e neppure il lavoro dipendente. Non esiste più la certezza della pensione, e persino la famiglia, da tutti difesa a parole, si va via via estinguendo, soprattutto tra i più giovani, per l'impossibilità di rendersi autonomi e indipendenti. L'Italia spiegata a mio nonno (apparso per poche settimane su internet in versione ridotta e divenuto subito un fenomeno di culto) è un accorato appello rivolto a "una folla di potenti in età da bocciofila" o a tutti i giovani italiani che devono incominciare a farsi sentire. Un appello a favore dell'innovazione, dello svecchiamento, del coraggio necessario a ideare nuove risposte per nuovi bisogni. Un appello a tutti quegli italiani che, indipendentemente dall'età anagrafica, sanno che ormai è indispensabile tornare a programmare un futuro equo per tutti. Anche per quelli che verranno.
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