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"Le porte della morte” è l’unico racconto pubblicato dello scrittore americano Arthur B. Waltermire (finora non disponibile in lingua italiana). Si tratta di un'opera di poche pagine, breve e molto scorrevole, il cui tema portante è il mistero più grande dell’esistenza, quella condizione che ci rende tutti uguali e a cui nessuno di noi potrà sottrarsi: la morte. La morte, nel testo dello scrittore americano, è osservata da due prospettive e angolazioni completamente differenti: quella del signor Judson McMasters, uomo ricco e distinto, di famiglia benestante, conosciuto e rispettato da tutti e il quella del fedele servitore Hiram Biggs, il quale è al servizio della sua famiglia da generazioni, fin da quando era un ragazzino.
La scena si apre nella camera da letto del signor McMasters, affetto dalla stessa terribile malattia che ha causato la morte prima di suo nonno e successivamente di suo padre. Un morbo ostinato e che non perdona, che lo trattiene a letto, ne esaurisce le forze e lo consuma lentamente, giorno dopo giorno. Biggs, da parte sua, con tutte le premure, l’affetto e l’umiltà che un fedele servitore è capace di assicurare al padrone che ha accettato di servire per tutta la vita, si preoccupa della sua salute e intrattiene le sue giornate, riservandogli sempre lo stesso atteggiamento comprensivo e paziente. Il racconto si snoda tra indicibili confessioni, dubbi e riflessioni sulla vita, su ciò che questa ha significato per il moribondo e su quanto avrebbe potuto essere migliore, con un colpo di scena finale da cui, ogni lettore, potrà trarre le proprie, personali, conclusioni.
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