Nulla lasciava presagire che quello sarebbe stato un giorno memorabile, a Finchamstood.
Il sole pigro del pomeriggio filtrava dalle finestre della biblioteca illuminando proprio il luogo dove la giovane amava andare sempre a sedersi. L’interno della stanza appariva cupo e polveroso, a causa delle alte librerie che bloccavano in gran parte l’accesso alla luce. Era perciò abitudine della sua solitaria occupante accoccolarsi sul sedile ricavato nel vano della finestra, le gambe raccolte al petto: una posizione che poco si addiceva a una signorina del suo rango, ma le permetteva di appoggiare i gomiti sulle ginocchia e sprofondare il volto tra le pagine del libro.
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