Tutte le religioni, Reich afferma, si sono rivelate sempre strumenti di oppressione e di miseria. La rappresentazione della figura di Cristo non significa, quindi, un recupero della religione cattolica, ma semplicemente una reintegrazione della realtà di questi in una visione materialista e sensuale della vita. Cristo considerato dal punto di vista di Reich ci appare come un uomo giovane, forte, che non predica castità o ascetismo, ma che dispensa parole d'amore, non quello sancito e codificato dalle istituzioni, ma l'amore naturale, libero. Egli diventa, quindi, il simbolo, l'incarnazione esemplare della sensualità, l'espressione più completa del carattere genitale. Se queste caratteristiche ne spiegano, da un lato, la luminosità e il fascino che esercitava sulla folla, d'altro canto risultano ugualmente essere le cause determinanti del suo tragico destino. La lezione dell'assassinio di Cristo è applicata alla scena sociale contemporanea: l'assassinio di Cristo non è solo il leader, il capo o il rappresentante politico, ma soprattutto l'uomo della massa, al quale Reich riconosce la maggiore responsabilità politica.