Il capomafia Saro Raìno ha deciso di sferrare l'attacco decisivo ai vertici di Cosa Nostra. L'ultimo ostacolo da superare è Stefano Bontà, l'unico boss in grado di arginare il corleonese. Saro va contro tutte le leggi dell'Organizzazione. Prima tra tutte, quella che impone di non uccidere un rappresentante dello Stato, a meno che non sia la stessa Commissione mafiosa a deliberarlo. Ma il corleonese, sostenuto da Piddu 'u Tignusu, il suo braccio destro, prosegue imperterrito, obbedendo soltanto al suo istinto di contadino. Non fa distinzioni tra ufficiali dei carabinieri, procuratori, commissari di polizia, magistrati, segretari di partito: tutti coloro che potrebbero intralciare i suoi piani, verranno sistematicamente liquidati. Lo Stato, di fronte a massacri di tale efferatezza, può solo opporre i suoi uomini migliori. Nella trincea siciliana viene inviato un generale dei carabinieri, un valoroso ufficiale che al Nord è riuscito a sconfiggere le Brigate Rosse. Il Generale inizia a sospettare che esista un "terzo livello" - quello politico - dietro questi cadaveri eccellenti. Ma anche lui verrà freddato da un micidiale gruppo di fuoco formato da mafiosi corleonesi e catanesi. Saro Raìno, senza più nemici interni, diventerà così il monarca di Cosa Nostra. Ora è lui, il viddano latitante da oltre venti anni, il capo dei capi.
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