Saro Raìno - non soddisfatto dei devastanti effetti che l'attentatuni ha prodotto - nel suo delirio di onnipotenza decide di proseguire con la sua strategia stragista per costringere lo Stato a scendere a patti con la mafia. Organizza un secondo sconvolgente agguato contro il naturale erede delle inchieste del defunto magistrato Pellegrino. Consapevole di essere salito al numero uno nella lista degli obiettivi del boss, il giudice Paolo Battaglia ha saputo che a Palermo è arrivato un carico di dinamite con sopra il suo nome. Da quel momento partirà la sua corsa contro il tempo per cercare di trovare con tutti i mezzi a disposizione - pentiti, informatori, infiltrati - i fiancheggiatori di Raìno, compreso un uomo dei servizi segreti. Ma Battaglia non riuscirà ad andare avanti nella sua inchiesta: un'autobomba lo dilanierà insieme ai ragazzi della sua fedele scorta. A raccogliere la sfida contro Saro Raìno sarà allora un carabiniere dai modi originali: un po' filosofo, un po' sbirro, capelli lunghi e barba incolta. È a capo di una sgangherata banda di detective che - senza utilizzare pistole e mitra, ma con pazienza, astuzia e l'uso delle nuove tecnologie - riuscirà a stringere d'assedio il boss corleonese e ad arrestarlo, dopo venticinque lunghissimi anni di latitanza.
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