Il principio dello Hatha Yoga si fonda sull'intima relazione esistente fra corpo e anima. Il corpo non è visto come l'involucro che contiene l'anima, non è considerato solamente una volgare massa di materia che vive, ma è il ponte mistico fra l'essere spirituale e l'essere fisico; contiene il doppio segreto della schiavitù e della liberazione, della debolezza animale e del potere divino, dell'oscurità mentale e dell'anima e della loro illuminazione, della soggezione al dolore e ai limiti e della padronanza di sè, della morte e dell'immortalità.
Bisogna però tener presente che lo Hatha Yoga, pur parlando sempre del corpo fisico e pur facendone la base delle sue pratiche, non lo vede con l'occhio del clinico, del patologo e dell'anatomista, ma ne parla con un linguaggio che è sempre riferito a ciò che si trova dietro il sistema fisico.
Per essere più chiari, lo Hatha Yoga può essere così definito: un sistema potente, che attraverso determinati procedimenti scientifici, dà all'anima del corpo Fisico il potere, la luce, la purezza, la libertà e tutta la gamma delle esperienze spirituali superiori che "le sarebbero naturalmente accessibili se vivesse, qui sulla terra, in un corpo sottile e in un veicolo causale sviluppato", come dice Sri Aurobindo nella sua Sintesi dello Yoga.
Né deve meravigliare che si sia parlato di procedimenti scientifici per ottenere gli stati di coscienza superiore, l'occidente ha sempre considerato scienza unicamente e solo lo studio di quegli aspetti analizzabili e catalogabili con mezzi matematici o sensoriali.
Ciò comporta la misconoscenza o il rifiuto di osservare e studiare quei fenomeni che apparentemente non ci colpiscono sul piano puramente fisico. Per gli orientali, al contrario, è scienza ed è scientifico lo studio e la ricerca di tutto ciò che l'uomo non sa spiegare, sia esso un fatto visibile o no, sensoriale o no.
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