Michele Guardì - La Ciantona (2024)
Nel paesino di Castroianni il tempo scorre lento e come senza strappi, senza cambiamenti. Tanto che quello che succede negli anni Cinquanta può facilmente sovrapporsi a quel che succede oggi. Soprattutto se un Autore si mette a giocare con le vite dei suoi personaggi e le trame dei suoi romanzi, finendo con il confondere tutti i piani: i personaggi si mescolano, gli ambienti si ripetono, le trame si intrecciano. Tra strani omicidi che non trovano un colpevole; brigadieri e marescialli che – sempre per distrazione dell’Autore – occupano a distanza di settant’anni ancora gli stessi uffici e non riescono a condurre le indagini in santa pace perché la scrivania è puntualmente occupata; tra testimoni reticenti, mogli che fingono, vicini che non hanno visto niente e misteri che si avvicendano, La ciantona – ovvero «il baccano» – ci si mostra davvero come un affresco caotico e colorato, dove molte voci si rincorrono e dove la realtà, da qualunque parte la si guardi, mima sempre e comunque una finzione.
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