Quando l’americana Isabel Archer, orfana di buona famiglia ma dai mezzi limitati, viene portata in Europa dalla facoltosa zia Touchett, si rivela “intelligente e generosa”, una “bella natura” desiderosa d’indipendenza. In un mondo in cui “la maggior parte delle donne aspettavano, in atteggiamento più o meno graziosamente passivo, che un uomo si facesse avanti e le provvedesse di un destino” lei sembra avere “propositi personali”. Una premessa che fa presagire per lei la libera espansione di tutte le sue potenzialità e la capacità di scegliere un matrimonio d’amore. Ma la vicenda avrà sviluppi inattesi, e Isabel si scoprirà preda di tutti quei condizionamenti – istituzioni sociali, presupposti culturali, vincoli mentali e materiali – cui da ragazza aveva ingenuamente negato qualunque valore. La voce narrante non si sofferma sulle peripezie dell’ascesa sociale di Isabel, ma indaga e ci mostra lo scavo della coscienza in tutta la sua mutevolezza. Ritratto di signora assume così una fisionomia più inedita e innovativa, momento inaugurale di un diverso modo di concepire il genere del romanzo, come Donatella Izzo ben illustra nella sua altrettanto innovativa Introduzione. La nuova traduzione di Alberto Rossatti restituisce la maestria di una prosa riccamente articolata e al tempo stesso precisa e controllata nelle scelte lessicali.
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