Guido Gozzano è considerato il maggiore dei poeti crepuscolari, ma la sua opera può essere solo parzialmente inquadrata negli schemi tematici ed espressivi del crepuscolarismo. Più ricca, originale e complessa, e profondamente consapevole delle sue ragioni e della sua natura, la poesia di Gozzano è piuttosto segnata dalla corrosione ironica del dannunzianesimo, in particolare dei suoi aspetti estetizzanti e superomistici, come la celebrazione della sensualità e della vita eccezionale. Saldo nell'opporsi a una poesia al servizio dell'ideologia, il poeta si rappresenta arido e disincantato, disinteressato a falsi splendori ed esaltazioni fittizie. "Naturalmente dannunziano, ancor più naturalmente disgustato del dannunzianesimo", lo definì Eugenio Montale. La sua capacità di adoperare termini molto colti per descrivere un mondo umile e i piccoli eventi di una vita borghese monotona e tranquilla, infatti, testimoniano tutte le differenze ma anche la profonda continuità con la rivalutazione estetica del reale iniziata proprio da Gabriele D'Annunzio.