Flavio Cuniberto - Madonna povertà (2016)
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Nonostante la presenza di voci critiche, di resistenze anche interne alla Chiesa cattolica, la popolarità di papa Francesco è universale: amato dal popolo cristiano per il suo tratto di umanità comprensiva e per la sobrietà del suo stile di vita, è ammirato dagli ambienti «laici» come il Grande Riformatore della Chiesa, chiamato a realizzare una volta per tutte la modernizzazione auspicata dal Concilio Vaticano II. E tuttavia, sia l’entusiasmo dei fedeli che l’ammirazione dei «laici» appaiono affetti da una strana miopia, che sembra non accorgersi delle contraddizioni vistose del suo magistero. L’esaltazione della povertà come «porta del paradiso» si accompagna a una denuncia simultanea della povertà come male estremo, e a una indicazione dei «rimedi» che ricalca vecchi schemi terzomondisti, decisamente poco aggiornati. L’«eco-teologia» che si profila nell’enciclica, fondata sul valore assoluto dell’ambiente e della sua salvaguardia, appare poi così in sintonia con la carta dei valori tardomoderni e tardocapitalisti – la biodiversità come Patrimonio universale da custodire – da ridurre la prospettiva religiosa e spirituale a un semplice alleato nella guerra «santa» contro i mutamenti climatici e i guasti della modernizzazione. Nell’uno come nell’altro caso quella che si delinea è una radicale svolta post-cristiana, in cui il materialismo pratico e ateo delle nuove moltitudini non sembra costituire un problema.
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