Luca Fregona, Giorgio Cargioli - Laggiù dove si muore. Il Vietnam dei giovani italiani con la Legione straniera (2023)
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Grazie al grande riscontro del libro “Soldati di Sventura”, l’autore Luca Fregona, caporedattore del quotidiano Alto Adige, ha avuto modo di raccogliere altre storie di giovani italiani e sudtirolesi ingaggiati nel dopoguerra dalla Legione Straniera e spediti a combattere in Vietnam contro l’Esercito di Liberazione di Ho Chi Minh. Alcuni anche nella guerra d’Algeria, come un meranese ancora vivente, che è stato coinvolto nel colpo di stato contro De Gaulle dell’aprile del 1961. Il libro “Laggiù dove si muore” avrà una struttura diversa rispetto a “Soldati di Sventura”. Si aprirà con la testimonianza lunga e articolata di Giorgio Cargioli, un ex legionario di La Spezia (vivente), che ha disertato alla fine del conflitto in Indocina per sottrarsi ai tre anni d’ingaggio che gli rimanevano. Catturato dai francesi, è stato condannato a sei anni di prigione. Con lui, c’era anche il bolzanino Luciano Saggese di 23 anni. Entrambi sono stati protagonisti di una fuga che all’epoca fece rumore in tutto il mondo. Insieme ad altri compagni si ribellarono sul piroscafo che li riportava in Algeria, gettandosi in mare a Port Said, nel canale di Suez. Solo una trentina riuscirono a raggiungere la riva e sopravvivere. Cargioli e Saggese ce la fecero. Vennero presi in carico dai rispettivi consolati e rimpatriati. Il libro procede poi con microstorie di legionari altoatesini e non (una decina circa). Si tratta di profili, arricchiti di foto e documenti che l’autore ha raccolto e selezionato tra le numerose e continue segnalazioni di parenti arrivate dopo la pubblicazione di “Soldati di sventura”. Le singole storie vengono viste anche dalla prospettiva delle famiglie, che, in alcuni casi, ancora oggi non sanno dove siano seppelliti i propri cari. L’idea è di farne delle istantanee di una generazione inghiottita dalla guerra e svanita nel nulla. “Soldati di sventura” è stato riconosciuti da diverse testate nazionali come il primo libro che racconta in modo organico e documentato una pagina completamente rimossa sia dalla storia italiana, sia da quella dell’Alto Adige.
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