Marco Cairoli
La “poca fede” nel vangelo di Matteo
Uno studio esegetico-teologico
2005 (editing 2017) | HQ PDF | 6 MB
Nel vangelo di Matteo, in cinque occorrenze (6,30; 8,26; 14,31; 16,8; 17,20) compare l’espressione «poca o piccola fede». È una particolarità di questo vangelo che si applica, di fatto, ai discepoli: in una sequenza del discorso della montagna (6,25-34), durante la tempesta (8,23-27), nel cammino di Pietro sulle acque (14,22-23), durante la discussione dei lieviti (16,5-12) e, infine nel caso della mancata guarigione del ragazzo epilettico (17,14-20). Il presente studio si propone di analizzare i cinque brani appena citati, sia per se stessi che nel loro contesto, prossimo e remoto, con un’attenzione particolare allo sviluppo del tema della «poca fede» nello svolgimento del vangelo; a questi testi, inoltre, sarà accostato anche l’episodio conclusivo dell’opera di Matteo (28,16-20) che ci consegna l’ultima azione dei discepoli (28,17) in bilico tra adorazione dubbio - esperienza, questa, che richiama implicitamente la «poca fede». Una veloce sintesi finale raccoglierà i dati più significati emersi dal commento. La ricerca si presenta, dunque, come una sorta di «affondo» sia nella più vasta e articolata tematica del discepolato che nella tematica della fede tout-court. I cinque testi sulla «poca fede», come luminosi punti prospettici, uniti all’accenno del finale (28,17), sono in grado di offrirci un suggestivo ritratto - per un verso da completare con altri dati sparsi nel vangelo, e per un altro verso sufficientemente compatto - di colui che liberamente è chiamato ad accogliere il Dio-con-noi nella persona di Gesù (1,23; 28,20).
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