Sincero e struggente, un libro imperdibile per tutti i lettori che hanno amato Wallace.
Per mettere a fuoco un fantasma, il biografo deve farlo parlare. Nel caso di Wallace, D. T. Max ha passato anni alla ricerca di tracce della sua voce. Le ha trovate nelle sue opere, che ripercorre con metodo e passione, ricostruendo, dai primi racconti fino a "Il re pallido”, il percorso di crescita letteraria di Wallace, e le ha trovate nella montagna di documenti autografi conservati dall’università di Austin: bozze, lettere, pagine di diario, annotazioni.
Ma un altro modo di far parlare un fantasma è ascoltare la voce di chi lo ha conosciuto: gli amici, la famiglia, i colleghi. Ci sono i racconti della moglie Karen Green e quelli di Bonnie Nadell, l’agente letteraria che l’ha seguito per tutta la carriera. E le testimonianze dei suoi amici scrittori Mark Costello, Jonathan Franzen, «miglior compare e rivale letterario» di Wallace, secondo la sua definizione, e la poetessa e scrittrice Mary Karr, che ebbe un ruolo decisivo nella prima parte della sua vita. E poi ci sono le lettere, scritte e ricevute, ad esempio quelle di Don DeLillo, Dave Eggers, Jeffrey Eugenides, Richard Powers, George Saunders, David Sedaris, solo per citarne alcuni. Perchè « la biografia è uno sforzo congiunto, un esercizio di memoria collettiva».
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