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Nel 1942, mentre la guerra infuriava su tutti i fronti, i Servizi Segreti italiani, su istigazione di Galeazzo Ciano, misero a punto un piano per la costituzione di un corpo di intervento anti inglese composto da volontari reclutati tra i prigionieri di guerra indiani. I tedeschi avevano già avviato un'operazione simile e gli italiani li imitarono, servendosi dell'opera di patrioti indiani che si battevano per l'indipendenza della loro terra dalla Gran Bretagna. Carlo Alberto Rizzi fu il casuale e stupito comandante del primo nucleo di volontari indiani iniziato all'impresa. Ma è stato soprattutto il protagonista di una eccezionale vicenda − qui documentata anche con reperti dell'archivio militare − in cui si univano la propaganda di un misterioso e potente patriota indiano, lo scarso zelo militare dei reclutati e la proverbiale e perfino razionalizzata inefficienza del nostro esercito. Ne è nata una storia che Rizzi racconta con lo stesso humour delle più belle pagine del suo fortunato, recente romanzo I cioccolatini di Soziglia ma anche con l'accorata sensibilità di chi ricorda la propria giovinezza e un momento particolarmente intenso, carico di attese, di timori e di forti emozioni. Dietro la obbiettività storica si delinea così - sempre alleggerito e reso gustoso da un sapiente stacco ironico − quasi un romanzo, una narrazione capace non solo di fatti ma anche di personaggi, come il misterioso Sheday, il sergente Purves, l'altezzoso colonnello I***, il dolcissimo Warda Ganda e soprattutto i prigionieri indiani, con la loro singolare e varia umanità, la non violenza istintiva, la mitezza, gli amori imprevedibili e la grande religiosità. Il resoconto di una maldestra impresa dei Comandi italiani svolge un filo che non è solo quello della Storia feroce della guerra mondiale ma anche il racconto di una vicenda vissuta e la memoria di un’età rivisitata con grazia e con malinconia. A metà dunque tra la cronaca di un evento ed il romanzo, i guanti bianchi di Warda Ganda confermano il garbo e l’originalità di uno scrittore, Carlo Alberto Rizzi, che attinge dagli anni e dal rango il gusto e la sapienza di raccontare.
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