La Sicilia è raggi di sole, rumore delle onde del mare, profumi del mercato. Ma anche carne, ombra dentro le case e silenzi. Valerie cresce addestrata alla violenza, tra un padre poliziotto dalle emozioni disconnesse e una madre donna delle pulizie che quando picchia lo sa fare con metodo. Una vita qualsiasi, amiche qualsiasi, amori qualsiasi. Eppure, è nelle vite qualsiasi che succedono le cose brutte, quelle che si pensa capitino solo agli altri. Il corpo di Valerie – con la sua sessualità consapevole, sfacciata, sbrigliata – diventa il teatro del potere di qualcun altro. Scopre che in paese tutti sanno cosa le è successo – proprio brutto, lo scandalo – perché circola un video che testimonia ciò a cui lei non osa ancora dare un nome. Ma alla comunità non interessa, quel nome. Alla comunità non importa cosa fanno gli uomini, che provocano tutti i mali a cui può essere assoggettata una donna. Sono solo le femmine, invece, ad avere la colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, sprovvedute e fautrici del loro stesso dolore. Quando viene spedita in un istituto per la salute mentale, Valerie sta per soccombere all’autolesionismo a cui non sembra in grado di sfuggire. Ma una telefonata cambia tutto: "Lo hanno fatto anche a me. Scusami se non ti ho creduta". E allora, insieme alle sue compagne di reclusione e soprusi, osa dar voce a una domanda: che succederebbe se da domani facessimo agli uomini quello che loro fanno a noi? Se da domani iniziassimo a regolare i conti? In un sistema truccato, fatto dagli uomini per gli uomini, è giunto il momento che le donne si facciano giustizia da sole, affrancandosi dallo stigma della vittima. Se per farlo devono diventare delle assassine, che lo diventino. Se per farlo devono radere al suolo la società e ricostruirla pezzo dopo pezzo, che lo facciano. Noi siamo pronte a tutto, purché non ci siano mai più uomini impuniti e donne invendicate. Mai più compromessi. Mai più permessi.
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