In una delle casacce di via Anfiteatro, ricettacolo di ladri e prostitute, questa volta è successo qualcosa di veramente brutto. In cima alla ripida scala di legno male illuminata, sulla porta giallastra dell'ultima camera dell'albergo, sotto i tetti, spicca enorme il numero 48 stampigliato in nero. Ha appena il tempo di entrare, il commissario De Vincenzi, e di girare l'interruttore che indietreggia orripilato. Disteso sul pavimento di mattoni sgretolati, nella luce polverosa di una lampadina, giace il cadavere di un uomo, con il pigiama e i piedi nudi, il ventre squarciato da un fianco all'altro. Intorno, un lago di sangue che inizia a coagularsi e annerirsi. Nessun segno di lotta; gli abiti piegati con cura, il letto disfatto come se la vittima si fosse alzata tranquillamente. Gli occhi spalancati non mostrano sorpresa o terrore, inespressivi come quelli di un pesce morto. Senza dubbio si tratta di una faccenda di donne, o di un regolamento di conti fra delinquenti: è ciò che finiranno per pensare tutti, condizionati dalla natura sordida del posto. De Vincenzi no, non la pensa così. L'aspetto levantino dello scannato, il passaporto tedesco, il rinvenimento di un oggetto utilizzato per elaborare codici segreti, con l'aggiunta di un misterioso candeliere, gli prospettano un caso fuori dell'ordinario. Una caccia che lo porterà ad attraversare il Mediterraneo, sullo sfondo della nascente questione palestinese.
Attenzione! Non sei autorizzato a visualizzare questo testo / Solo gli utenti registrati possono visualizzare questo testo!
Gli utenti del Visitatori non sono autorizzati a commentare questa pubblicazione.