Jasper aveva imparato che essere se stessi aveva un costo, soprattutto se essere se stessi significava essere un frocio con i capelli lunghi e un’ingiustificata fascinazione per Maria Antonietta. Aveva anche imparato che liceo o college non faceva molta differenza in quanto a incivili incarnazioni di omofoba virilità, perché come prima c’era stata la squadra di football, adesso c’era quella di baseball. Infine, aveva imparato che voler cambiare il mondo non era sufficiente a cambiarlo sul serio, ma riuscirci era possibile, bastava non abbassare lo sguardo davanti alla supponenza –e al destro- di Rick Hawls. Jasper era stato certo di aver capito tutto quello che d’importante c’era da capire, ed era stato certo che delle proprie imprescindibili convinzioni non avrebbe mai potuto fare a meno. Poi Timothy Nealrot, il giocatore di baseball che aveva segnato più fuoricampo nella storia della Dronning University, l’aveva baciato in uno sgabuzzino delle scope, ricordandogli che niente dev’essere mai dato per scontato, nemmeno chi si nasconde dietro a un’appestante colonia costosa e all’ultimo modello di sneakers.
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